Territori - Intervista a Regina De Albertis, Presidente di Assimpredil ANCE
IL SETTORE DELLE COSTRUZIONI È CHIAMATO A UNA PROFONDA TRASFORMAZIONE PER RISPONDERE ALLE ASPETTATIVE EUROPEE SULLA TRANSIZIONE ECOLOGICA. QUALI SARANNO A SUO AVVISO LE MAGGIORI SFIDE?
La direttiva “Case green” impone una sfida importante che deve rappresentare per il Paese un’occasione da cogliere sia sotto il profilo dell’innovazione che della sostenibilità.
La vera sfida è il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica. Intervenire sul patrimonio immobiliare più energivoro italiano significa mettere in moto tutta la filiera delle costruzioni.
L’obiettivo è comune, ambizioso e necessario. Non esiste una ricetta unica: servono un ventaglio di strumenti e soluzioni che ci consentano di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Il nostro Paese ha molta strada davanti. E’ un percorso complesso che richiede soluzioni e strumenti innovativi, concretezza e fattibilità, conoscenza e competenza.
Il nostro lavoro parte da qui dalla necessità di aprire una riflessione sulle possibili linee di intervento per l’attuazione in Italia della nuova direttiva, per misurare dimensione e consistenza degli investimenti di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio con un’analisi dettagliata delle politiche e strategie da mettere in atto.
È essenziale stabilire regole chiare, concrete e strutturali che garantiscano un intervento efficace e sostenibile a medio e lungo termine: ciò permetterà di creare un mercato equilibrato caratterizzato da alta qualificazione e sicurezza per imprese, lavoratori e cittadini
Siamo pronti a mettere a disposizione tutte le nostre analisi e proposte. Europa e Stato dovranno però fare la propria parte per sostenere la spesa delle famiglie e soprattutto di chi non ha i mezzi per farvi fronte. Allo stesso tempo banche ed operatori dovranno immaginare strumenti finanziari innovativi.
I vantaggi saranno enormi per tutti in termini di sostenibilità sociale, ambientale ed economica.
A PARTIRE DAL 2030 LE NUOVE COSTRUZIONI DOVRANNO ESSERE A IMPATTO ZERO: UTOPIA O NUOVO STANDARD?
Dal 2030 potremo avere un nuovo standard impatto zero per le nuove costruzioni solo se affronteremo senza visioni utopiche la questione degli incentivi fiscali e dei bonus.
È impossibile, infatti, che nella condizione in cui versa l’Italia, in termini di patrimonio e proprietà parcellizzata, si possano raggiungere gli obiettivi di impatto zero nelle nuove costruzioni con interventi obbligatori dei privati, ma senza aiuti.
Ci vuole una politica di incentivi fiscali seria, strutturale e sostenibile; servono quindi anche politiche di investimento comunitarie in grado di garantire le risorse per gli investimenti richiesti, sotto forma di trasferimenti e prestiti per le famiglie sottoposte agli obblighi di riqualificazione.
La soluzione è di pensare di riqualificare il nostro patrimonio con regole certe e sostenibili. Occorre una strategia di lungo periodo, condivisa.
I TARGET DI RIDUZIONE DELLE EMISSIONI DEGLI EDIFICI RESIDENZIALI SONO PIUTTOSTO STRINGENTI. LI RITIENE REALIZZABILI?
Ricordo che due anni prima , nel 2028, lo standard dovrà essere applicato per le nuove costruzioni del pubblico e sarà importante questo passaggio per capire se e quali limiti ci saranno in termini di tecnologie e costi .
Personalmente credo che il problema non sarà tecnologico ma di sostenibilità economica in fase realizzativa e gestionale nel tempo.
Per l’Italia è fondamentale che il piano di messa a terra della direttiva case green sia fatto nei prossimi due anni e che sia occasione per un confronto scevro da visioni demagogiche.
Costruire è questione complessa che tocca una filiera veramente lunga : dalla progettazione ai materiali, dalla cantierizzazione alla gestione bisogna imparare a ragionare in termini di ciclo di vita dell’edificio in ottica di economia circolare.
E da questo punto di vista credo che ci sia ancora molto da fare.
Ci può parlare del vostro progetto Cantiere a impatto sostenibile? Quali impegni richiede da parte dei partecipanti?
L’Associazione ha creduto e lavorato alla costruzione del codice di condotta "Cantiere Impatto Sostenibile" che rappresenta il punto di partenza di un percorso ambizioso e necessario verso la sostenibilità a 360 gradi. L’obiettivo del codice di condotta è trasformare i cantieri in luoghi di eccellenza ambientale, sociale ed economica secondo i criteri ESG e in linea con gli obiettivi di Agenda 2030.
Il codice di condotta è declinato in 8 impegni che toccano tutte le aree tipiche dello sviluppo del cantiere:
1. L’IMPEGNO ALLA SOSTENIBILITÀ è quello che la Governance dell’impresa assume e che la impegna nelle scelte strategiche oltre la sfera economica verso quella ambientale e sociale.
2. L’IMPEGNO ALLA DECARBONIZZAZIONE è legato alla scelta di abbattere la CO2 prodotta attraverso acquisti di energia verde o compensazioni.
3. L’IMPEGNO ALLA TUTELA DELL’AMBIENTE ED ECONOMIA CIRCOLARE è quello che innesca un processo di economia circolare partendo dal consumare meno, dal ridurre la produzione di scarti e dal fare scelte che favoriscono il recupero.
4. L’IMPEGNO ALLA LEGALITÀ deve essere concreto e misurabile, in linea con quanto già molte imprese fanno con i rating di legalità e la 231.
5. L’IMPEGNO ALLA DIGNITÀ DEL LAVORO E TRASPARENZA SUI CONTRATTI è uno dei punti più importanti ed è incentrato sul valore della regolarità legata al contratto collettivo di lavoro per i propri dipendenti e per i sub-appaltatori.
6. L’IMPEGNO ALLA RESPONSABILITÀ E ALLA SICUREZZA SUL LAVORO è appunto sicurezza sul lavoro e controllo su tutta la filiera che opera nel cantiere, affinché il cantiere rappresenti un investimento economico e sociale destinato a lasciare un segno tangibile nel tempo.
7. RELAZIONE CON LA COMUNITÀ E GLI STAKEHOLDER DEL TERRITORIO (IMPEGNO SOCIALE) è legato al rapporto tra la conduzione del cantiere e i cittadini, per mitigarne gli impatti in fase esecutiva, ma è anche volto a promuovere l’accoglienza dei giovani.
8. L’IMPEGNO VERSO LA CATENA DI FORNITURA SOSTENIBILE riguarda il ruolo che può avere il committente o l’affidatario nello spingere scelte sostenibili in tutta la filiera.
Ogni impegno ha tre livelli di impegno crescente da superare con azioni misurabili, comunicabili e controllabili: una scelta di miglioramento continuo, nella logica PDCA (Plan Do Check Act), per una reale transizione alla sostenibilità.
Questo codice di condotta volontario rappresenta un’opportunità per le imprese di costruzione di distinguersi per il loro impegno verso la sostenibilità, migliorando al contempo la loro reputazione e la loro competitività sul mercato.
Per supportare le imprese nell’integrazione dei criteri ESG abbiamo realizzato la piattaforma web https://www.cantiereimpattosostenibile.it/
Il progetto è stato realizzato con la collaborazione di un partenariato di imprese e Università, grazie a un bando di Regione Lombardia, e ha l’obiettivo di radicare nella filiera delle costruzioni una cultura fortemente diretta alla sostenibilità e alla responsabilità, orientando scelte, azioni e comportamenti verso un modello di filiera sostenibile anche grazie a processi di scambio di informazioni, know-how e strumenti di misurazione delle performance di sostenibilità.
La piattaforma si compone, infatti, di una parte pubblica e di una privata:
- nella parte pubblica sono disponibili tutti i materiali utili alle imprese che intendono adottare il codice di condotta, vengono illustrati gli 8 impegni e la loro correlazione con i criteri ESG e con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Vi è, inoltre una selezione dedicata alle notizie per avere sempre utili aggiornamenti sul tema della sostenibilità, con specifico riferimento al settore delle costruzioni.
- nella parte privata le imprese che aderiscono a CIS possono trovare utili strumenti per la gestione sostenibile dei cantieri ed essere accompagnate nella crescita progressiva del livello di adesione agli 8 impegni del Codice di Condotta.
Grazie alla piattaforma, infatti, le imprese hanno a loro a disposizione un tool che consente di calcolare la carbon footprint di cantiere, con una metodologia validata dall’Università degli Studi di Milano Bicocca e una dashboard dedicata agli indicatori per la misurazione delle performance di sostenibilità dell'azienda, utilizzabile anche ai fini dell'elaborazione di un bilancio di sostenibilità o alla partecipazione a un rating ESG.
È stato inoltre creato uno spazio di forum per fare in modo che i soggetti che operano nell’ecosistema possano interagire in modo efficace, un’area dedicata alla formazione per offrire un supporto specialistico sempre aggiornato e una sezione in cui i sottoscrittori del codice possono gestire in modo semplice ed immediato la fase di richiesta del logo per ciascun cantiere.
QUANTE AZIENDE HANNO ADERITO?
E’ una domanda non corretta perché Cantiere Impatto sostenibile è un codice di condotta del CANTIERE, che impegna pertanto la filiera che interviene sull’esecuzione dell’opera. Come ben sappiamo in ogni cantiere operano molte imprese, di costruzione e manifatturiere – la nostra catena di fornitura – operano professionisti e specialisti in varie materie.
Per questo possiamo dirvi che i 50 cantieri CIS, avviati in un anno e mezzo , sulle nostre Province di competenza (Milano, Lodi, Monza e Brianza) hanno coinvolto circa un migliaio di sub appaltatori e imprese specialistiche, a cui dobbiamo aggiungere tutte le imprese e i professionisti che hanno fornito beni e servizi al cantiere che è difficile quantificare ma sono centinaia.
Inoltre, hanno aderito al codice anche altre Associazioni del sistema ANCE e stiamo lavorando con Bari, Treviso, Cremona.
Abbiamo firmato importanti accordi con Banca Intesa Sanpaolo, Serravalle, Cap Holding, Comune di Monza e stiamo lavorando in UNI per far diventare CIS una prassi di riferimento.
La parte pubblica della piattaforma CIS (https://www.cantiereimpattosostenibile.it/) è uno strumento pensato anche per dare un’ampia diffusione al codice di condotta, per questo contiamo quindi possa avere sempre di più un’ampia visibilità e possa spingere sempre più imprese ad aderire.
QUALI SONO I KPI PIÙ IMPORTANTI DA TENERE IN CONSIDERAZIONE PER UN COSTRUTTORE?
Come imprenditore credo che la sostenibilità sia un grande valore nel fare impresa e questa consapevolezza sta evolvendo perché dopo il covid, le guerre in atto e l’incertezza del mercato sappiamo tutti che siamo più forti e resilienti se riusciamo a costruire una visione del futuro comune.
Integrando pratiche sostenibili, possiamo non solo ridurre il nostro impatto ambientale, ma anche migliorare la qualità della vita nelle comunità in cui operiamo, promuovendo un modello di sviluppo più equo e responsabile.
L’impresa che assegna un valore anche economico alla capacità di inclusione (di genere, di età, di stato sociale) è più resiliente e veloce nell’adattamento ai cambiamenti, quindi è più competitiva.
Ma cambiare è faticoso, richiede di uscire dalla propria zona comfort e una certa capacità di guardare avanti, per cui ritengo che avere coraggio e avere visione siano altri due KPI molto importanti per un costruttore.
Da ultimo la capacità di innovazione e di transizione digitale, dalla progettazione, al modello di fare impresa, all’uso di tecnologie digitali e IoT, in questo la progettazione in BIM e l’impiego dell’intelligenza artificiale rivestono potenzialità enormi.
PER IL SETTORE DELL’EDILIZIA È MOLTO IMPORTANTE ANCHE LA DIMENSIONE SOCIALE. QUAL È LA RESPONSABILITÀ DEI COSTRUTTORI NEL CREARE UNA CITTÀ PIÙ VIVIBILE?
Il settore dell’edilizia ha una responsabilità fondamentale nel creare una città più vivibile, integrando la dimensione sociale in ogni progetto. Questa responsabilità si riflette profondamente nel settore delle costruzioni per vari motivi.
Come Associazione da molti anni stiamo lavorando sulla connessione tra creazione di valore sociale e mondo dell’edilizia: lo abbiamo fatto già a fine 800 quando come Associazione dei capomastri abbiamo fondato l’Istituto Carlo Bazzi , ancora oggi il nostro “ liceo” delle costruzioni. Poi abbiamo fondato nel 1919 la Cassa Edile , il primo Ente mutualistico per i lavoratori. Tra le due guerre, abbiamo costruito un ospedale per assistere gli operai immigrati a Milano. Dopo il 1945 abbiamo realizzato case e scuole per accogliere le famiglie dei lavoratori e formarli al lavoro. Una cultura dell’inclusione che ci vantiamo di aver costruito come modello Milano insieme alle Organizzazioni Sindacali del settore delle costruzioni e che ha fatto da apripista alla bilateralità italiana. Oggi, le regole relative al PNRR circostanziano il valore sociale richiesto al settore, includendo vari aspetti: l’inclusione dei giovani, la valorizzazione dell’imprenditorialità femminile, la realizzazione del principio di parità, e il progresso verso la transizione ecologica e digitale. Questi obiettivi si concretizzano nella costruzione di infrastrutture essenziali come scuole, ospedali di comunità, residenze per studenti e comunità per adulti.
Naturalmente è auspicabile che tale ruolo e funzione del settore, anche dal punto di vista sociale, venga prima riconosciuto e poi valorizzato, anche in ottica di una sua incentivazione. Ciò potrebbe avvenire, ad esempio, attraverso un sistema di misurazioni condivise del valore aggiunto sociale ed economico connesso al processo di costruzione e la previsione di incentivi adeguati per chi contribuisce alla realizzazione di valore pubblico aggiunto.
Le misurazioni condivise sono essenziali per quantificare l'impatto delle iniziative sociali ed economiche. Pensiamo al ruolo fondamentale svolto dal nostro settore a livello occupazionale. Pensiamo all’importanza della dignità di dare lavoro spesso a lavoratori migranti, che in cantiere non apprendono solo un mestiere ma anche la nostra lingua e la nostra cultura. Il cantiere può dunque essere inteso in questo senso anche quale luogo di aggregazione. Dall’altro lato, pensiamo al ruolo che le costruzioni rivestono per la riqualificazione delle aree cittadine, in ottica di inclusione, contrasto al degrado, aggregazione. Questi esempi rappresentano solo alcune delle ricadute positive che il settore delle costruzioni può offrire alla società.
Attualmente, il valore di queste iniziative rimane nascosto, non quantificato ufficialmente. È necessario stabilire degli standard quantitativi che permettano di confrontare i risultati effettivamente raggiunti con quelli previsti, per far emergere il valore sociale, economico e ambientale di ogni intervento edilizio o infrastrutturale. Per questo abbiamo deciso di valorizzare l’impatto sociale del cantiere fra gli obiettivi del nostro manifesto Cantiere impatto sostenibile.
I costruttori devono valorizzare il valore sociale nei loro progetti, sostenendo la misurazione e la valorizzazione del loro impatto positivo per creare una città più vivibile. Questo approccio non solo migliorerà la qualità della vita urbana, ma fornirà anche una base solida per la crescita sostenibile del settore delle costruzioni, rendendo visibile e riconosciuto il valore sociale generato.
PROBLEMA DELLA SICUREZZA NEI CANTIERI. CI PUÒ FORNIRE DEI DATI SULLA SITUAZIONE?
Più che fornire o parlare di numeri, considerato che in linea generale anche INAIL conferma che da anni il trend è comunque in diminuzione, focalizzerei l’attenzione su un paio di concetti a mio avviso fondamentali per il tema e per l’obiettivo.
Infatti, davvero dobbiamo lavorare e impegnarci tutti se vogliamo provare a raggiungere risulta importanti per il miglioramento della sicurezza nei cantieri e la riduzione degli incidenti sul lavoro, che restano “uno scandalo inaccettabile per un Paese civile, un fardello insopportabile per le nostre coscienze” come ha ricordato recentemente il Presidente Mattarella.
Il rischio zero non esiste ma ci dobbiamo provare!
Cominciamo a rendere obbligatoria la formazione, così come presente nel contratto dell’edilizia, per qualsiasi operatore che entra in cantiere.
Dall’incrocio dei dati dell’Inail e delle nostre casse edili emerge che il 70% delle giornate infortunio in cantiere riguarda lavoratori senza contratto edile e quindi senza obbligo di formazione adeguata.
Riconosciamo al Ministro Calderone il merito di aver avviato un proficuo confronto con tutte le parti sociali e una seria riflessione sul tema della sicurezza, rafforzando anche il sistema dei controlli. Ma noi vogliamo ancora di più. La patente a crediti interviene infatti dopo e in senso sanzionatorio, mentre noi chiediamo la qualificazione delle imprese edili anche per i lavori privati, come già avviene per i lavori pubblici.
Il modello che abbiamo in mente è quello di un’impresa qualificata, con una reputazione e un futuro da preservare.
Un’impresa che sa garantire il risultato del proprio lavoro, riferimento per un’occupazione stabile e sicura e sinonimo di correttezza ed onestà.
E PER QUANTO RIGUARDA IL CONTROLLO DELLE FILIERE A CHE PUNTO SIAMO?
Per quanto riguarda il controllo delle filiere, ci troviamo in una fase cruciale di transizione e adeguamento. Penso alla Direttiva CSDD (Corporate Sustainability Due Diligence), che avrà un impatto significativo anche sul settore edile, soprattutto per quanto riguarda le aziende coinvolte nelle filiere ad alto rischio. Sebbene il nostro settore, quantomeno all’inizio, potrebbe non essere direttamente soggetto agli obblighi di due diligence, ne subirà comunque gli effetti indiretti.
In questo contesto, "giocare d'anticipo" rappresenta un'opportunità strategica. Anticipare l'adeguamento ai requisiti di sostenibilità e due diligence può offrire un vantaggio competitivo significativo, non solo in termini operativi, ma anche reputazionali.
Un esempio tangibile di come stiamo affrontando questa sfida è il progetto "Cantiere Impatto Sostenibile".
Questo progetto riflette l'impegno delle nostre imprese nell'adottare modelli organizzativi sostenibili, rispondendo così alle esigenze della transizione tecnologica, economica, ambientale e sociale a livello nazionale e internazionale. Il settore edile è in prima linea in questo cambiamento, sfruttando le proprie competenze per rispondere alle nuove istanze di mercato.
Per riuscire in questo, la qualificazione delle imprese è fondamentale. Le nuove competenze gestionali e tecnologiche sono essenziali per integrare i processi e comprendere temi innovativi come la sostenibilità. In linea con questi obiettivi, Assimpredil Ance ha adottato un Codice di Condotta volontario, denominato "Cantiere Impatto Sostenibile", che enfatizza la green compliance dell'impresa. Questo codice non è solo una certificazione formale, ma una chiamata diretta alla responsabilità aziendale per la sostenibilità, promuovendo azioni concrete e misurabili che riducono l'impatto ambientale.
Nel nostro settore, caratterizzato da partnership durevoli e specializzate, è essenziale una sorta di "compliance allargata". Le iniziative di Assimpredil mirano a coinvolgere non solo le imprese principali, ma anche subappaltatori e fornitori, creando un circolo virtuoso che avrà effetti positivi sia a livello di prevenzione di fenomeni corruttivi e illeciti, sia a livello reputazionale ed economico-finanziario.
In sintesi, il controllo delle filiere è in fase di evoluzione, con un forte impegno verso la sostenibilità e la legalità. Le nostre azioni proattive e i progetti come la piattaforma CIS (https://www.cantiereimpattosostenibile.it/) sono strumenti chiave per guidare le nostre imprese attraverso questa transizione, garantendo un futuro più sostenibile e competitivo per il settore edile. Il portale è, infatti, un utile strumento per consolidare la capacità di misurazione delle performance di sostenibilità (ESG) anche grazie a strumenti condivisi, per aumentare il livello di digitalizzazione delle relazioni tra gli attori della filiera e per rinforzare, in modo sostanziale, lo scambio di competenze tra gli utilizzatori.
INFINE, SULL’ECONOMIA CIRCOLARE E SULL’USO DEI MATERIALI. QUAL È IL GRADO DI AVANZAMENTO?
Nel settore delle costruzioni, l’economia circolare è un settore assolutamente cruciale.
Fare economia circolare significa ridurre al minimo i rifiuti e massimizzare il riutilizzo dei materiali. Le demolizioni, ad esempio, devono essere condotte in modo da permettere il recupero e il riciclo dei materiali da costruzione. Questo approccio non solo riduce l'impatto ambientale, ma crea anche nuove opportunità economiche e posti di lavoro.
L'Agenda 2030 delle Nazioni Unite sottolinea l'importanza di città e comunità sostenibili, obiettivo che si riflette direttamente nel Goal numero 11: rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili.
A livello europeo, il settore delle costruzioni è responsabile di più del 50% delle materie prime estratte e di circa il 35% dei rifiuti e per questo è considerato un settore “ad alta intensità di risorse”.
Risulta dunque cruciale ripensare, dalla progettazione alla realizzazione, la gestione del cantiere che rappresenta la fase di maggior impatto ambientale nell’ambito del processo produttivo di opere edili o civili. Nel cantiere edile, infatti, vi sono attività di movimentazione, stoccaggio, deposito, raccolta e trasporto di materiali che generano enormi quantità di rifiuti di costruzione e demolizione, che impattano in particolar modo su suolo, aria ed acqua.
Anche su questo tema, Cantiere Impatto Sostenibile rappresenta uno strumento per sviluppare e condividere nuovi modelli di business, processi di digitalizzazione e buone pratiche di economia circolare per rendere concreti e misurabili i benefici, economici, oltre che ambientali e sociali, derivanti dal recupero delle risorse e dalla riduzione dei rifiuti.
AVETE OSSERVAZIONI O PROPOSTE SULLA DIRETTIVA EPBD? LE PUÒ SINTETIZZARE?
La nuova politica per l’efficientamento degli edifici avrà sicuramente un impatto significativo per una crescita del settore delle costruzioni e dell’impiantistica, nonché più in generale sulle imprese di servizi energetici.
L’attuazione nazionale della direttiva deve passare attraverso l’adozione di misure necessarie per conseguire gli obiettivi fissati, valutandone al contempo l’impatto energetico ed economico ed in modo da garantire una transizione energetica equilibrata in grado di ottimizzare il rapporto tra costi e benefici per la collettività e per lo Stato.
Serve mettere a punto un sistema di finanziamento e di incentivi che però va pensato in modo strutturato in ciascuno Stato.
La Direttiva EPBD affronta il tema degli schemi economici e finanziari a sostegno della riqualificazione energetica. Tra questi, vengono individuati non solo prestiti per l’efficientamento energetico ed ipoteche per la ristrutturazione degli edifici, contratti di rendimento energetico, ma anche aliquote fiscali ridotte sui lavori di ristrutturazione e sui materiali e sui sistemi di “detrazione in fattura” come modalità alternativa ai sistemi di pagamento.
In questo contesto:
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L’Europa deve monitorare i tempi ed il raggiungimento dei target intermedi tenendo però conto delle peculiarità dei singoli Paesi. Per l’Italia considerato il nostro patrimonio immobiliare vetusto occorreranno maggiori risorse e un orizzonte temporale più lungo per il raggiungimento degli obiettivi;
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Oltre alle politiche fiscali di incentivazione che ciascun Paese potrà prevedere e che dovranno avere un orizzonte temporale almeno decennale, è necessario un sostegno economico anche a livello europeo;
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Per quanto riguarda il patrimonio immobiliare pubblico, per il raggiungimento dell’efficientamento, oltre ai fondi già stanziati e preventivati, si richiede la definizione di strategie e strumenti di partenariato pubblico privato.
È questione di settimane e la nuova Direttive UE sulla “Corporate Sustainability Due Diligence” entrerà in vigore, producendo effetti che si estenderanno anche al nostro settore. La Direttiva UE in materia, infatti, è da lungo oggetto della procedura legislativa unionale: già il 23 febbraio 2022 era stata presentata una proposta di Direttiva del Parlamento e del Consiglio sulla base della quale è stato raggiunto, il 14 dicembre 2023, un accordo tra i negoziatori del Consiglio e quelli del Parlamento europeo. Stando alla citata proposta, la futura Direttiva sulla “Corporate Sustainability Due Diligence” dovrebbe applicarsi alle società dell’Unione Europea che abbiano avuto, in media, più di 500 dipendenti e un fatturato netto a livello mondiale di oltre 150 milioni di euro nell’ultimo esercizio di bilancio, nonché a quelle che abbiano avuto, in media, più di 250 dipendenti e un fatturato netto a livello mondiale di oltre 40 milioni nell’ultimo esercizio di bilancio qualora almeno il 50% di tale fatturato netto sia stato prodotto , fra i vari settori individuati ad alto impatto, anche nell’estrazione di risorse minerarie, compresi i prodotti da cava, e nel commercio all’ingrosso dei materiali da costruzione. Ai sensi della proposta di Direttiva, a tali società verrà imposta una serie di obblighi di diligenza rispetto agli impatti negativi sui diritti umani e agli impatti ambientali negativi, siano essi effettivi o potenziali, che incombono alle società nell’ambito delle loro attività, delle attività delle loro filiazioni e delle attività nella catena di valore svolte da soggetti con cui le stesse intrattengono un rapporto d’affari consolidato. In particolare, la proposta di Direttiva prevede che le società obbligate integrino il dovere di diligenza nelle loro politiche aziendali e predispongano una politica del dovere di diligenza, adottino misure adeguate per individuare gli impatti negativi sui diritti umani e gli impatti ambientali negativi, effettivi o potenziali, causati dalle attività proprie, nonché da quelle compiute nell’ambito della propria filiera. Inoltre, in forza della Direttiva, le società dovranno dotarsi di una strategia aziendale e un modello di business compatibili con la transizione a un’economia sostenibile e la limitazione del riscalamento globale secondo l’accordo di Parigi. A livello comunitario, le spinte verso modelli imprenditoriali sostenibili sono particolarmente pregnanti, vero è che la stessa Direttiva introduce un severo impianto sanzionatorio (sanzioni pecuniarie fino al 5% del fatturato netto globale delle società inadempienti); inoltre, nella proposta di Direttiva, si sottolinea la necessità di introdurre disposizioni adeguate negli Stati membri affinché possa determinarsi una responsabilità civile in capo alle società obbligate per i danni causati da impatti negativi sui diritti umani e/o sull’ambiente che, a fronte di un mancato rispetto degli obblighi di diligenza, non sono stati prevenuti, impediti o attenuati. Va sottolineato che, nell’accordo del 14 dicembre 2023 sembra che Parlamento europeo e Consiglio vogliano anche includere il rispetto degli obblighi di diligenza tra i criteri di valutazione per l’assegnazione di appalti pubblici.
Pertanto, se non direttamente (in considerazione dei limiti dimensionali delle società coinvolte nonché delle attività che rivestono profili cd. ad alto rischio), senz’altro indirettamente, la direttiva CSDD produrrà effetti anche sul settore edile, nei confronti delle aziende che operano nella filiera interessata dall’applicazione degli obblighi di due diligence. In questo scenario, «giocare d’anticipo» può fare la differenza: per conseguire un vantaggio competitivo rispetto ai partner della propria filiera, valorizzando sin da subito i benefici reputazionali che derivano da un’attività d’impresa fortemente improntata alla sostenibilità.
Uno strumento particolarmente efficace, in questo senso, è rappresentato dal progetto Cantiere Impatto Sostenibile. Risulta evidente come sia già in atto un cambio di passo verso modelli organizzativi d’impresa sostenibili, per rispondere alla transizione tecnologica, economica, ambientale e sociale a livello nazionale ed internazionale. È chiaro che, il nostro settore è interessato in prima persona a far parte di questo cambiamento, rispondendo a queste nuove istanze con le proprie competenze e la propria professionalità e sapendo cogliere in questo processo di cambiamento, ormai avviato, una nuova opportunità di lavoro e di crescita nel mercato. La qualificazione delle imprese è imprescindibile per rispondere all’evoluzione del mercato, specialmente nel settore pubblico: servono nuove competenze gestionali e tecnologiche e specializzazioni in grado di favorire l’integrazione dei processi e la comprensione di temi innovativi come quelli legati alla sostenibilità. È proprio per queste ragioni che, come Associazione, abbiamo adottato un Codice di Condotta volontario: Cantiere Impatto Sostenibile, per valorizzare il processo di evoluzione delle nostre imprese in tema di sostenibilità. Il manifesto rappresenta l'adesione concreta ai valori di sostenibilità dei soggetti apicali dell'impresa, che fanno scelte organizzativo-gestionali volte a ridurre gli impatti ESG dell'attività aziendale e ad implementare una strategia orientata alla sostenibilità, secondo una logica di filiera. La nostra intenzione, dunque, è di accompagnare le imprese, attraverso gli obiettivi declinati dal Codice Cantiere Impatto Sostenibile verso una qualificazione delle imprese stesse, che non sarà certamente una nuova certificazione ma una vera chiamata diretta alla responsabilità delle azioni per la sostenibilità, che potrà essere valorizzata e promossa anche con i grandi player del settore privato e pubblico.
Sara Acerbi – Assimpredil Ance
Nell'imminente arrivo di un codice dei contratti, mal impostato ed incompleto, se non fosse altro per la difficoltà di recepire le oltre 100 indicazioni parlamentari ricevute solo qualche settimana fa, a valle dell'unica vera occasione di ascolto offerta dal Parlamento agli operatori economici, il settore della progettazione si trova impegnato, fra gli altri, con gli interventi previsti dalla «missione »6 che ha l'obiettivo di rafforzare l'assistenza sanitaria territoriale e migliorare la sicurezza sismica degli ospedali. Qualche breve riflessione può quindi essere fatta sulla scorta del concreto operare nei settori che vedono più impegnate le nostre società, così da offrire agli operatori del settore, pubblici e privati, elementi reali e non puramente teorici sulla base dei quali effettuare o aggiustare le scelte normative fatte fin ad oggi.
Ad esempio stiamo redigendo i progetti di fattibilità tecnico economica (Pfte) per le case di comunità, gli ospedali di comunità e le centrali operative territoriali (M6C1) e le progettazioni definitive per gli ospedali sicuri e sostenibili (M6C2); progetti che dovranno essere consegnati nelle prossime settimane! Nel caso degli interventi per il rafforzamento dell'assistenza territoriale rileviamo stime di costo per costruzioni ex novo di 1.350 €/mq, largamente incompatibile con i valori di mercato attuale. Nel caso degli interventi per ospedali sicuri e sostenibili rileviamo da un lato la difficoltà ad utilizzare risorse disponibili per migliorare anche la prestazione in termini di sostenibilità e dall'altro impossibilità a definire/concordare le modalità di intervento ottimali in grado di permettere davvero l'esecuzione degli interventi minimizzando l'impatto sull'attività assistenziale di cura.
In sintesi: programmazione insufficiente anche sotto il profilo della stima dei costi, sostanziale indifferenza verso alcuni milestone del Piano (sostenibilità ambientale ed energetica), estrema rigidità delle scelte fatte. Tutte criticità, più volte avanzate, che non sembrano trovare risposta.Complessivamente sembra quasi che gli organismi dai quali occorre passare per dare inizio ad una opera (in ordine, governo, ministeri, stazioni appaltanti, enti autorizzativi, e non solo), abbiano come l'obiettivo prioritario il passare la palla a quello sottostante della catena, senza domandarsi se poi l'opera potrà davvero essere realizzata, così da per non restare con il cerino in mano.
Eppure, il governo sa bene che i parametri di costo base non sono adeguati, tanto che sta trattando con la Ue, con giusta determinazione, la loro revisione: forse sarebbe meglio mettere in cantiere qualche opera in meno, se i denari non possono essere aumentati, che bloccarle tutte per l'esaurimento delle risorse. Peraltro, non di rado, nell'attuazione di diversi interventi, si è chiesto ai progettisti di produrre Pfte da porre a base di gara di appalti integrati, nella loro versione "arricchita" di cui alle linee guida Mims/Consiglio Superiore con una conoscenza di base dell'intervento incompleta (senza accurate indagini e rilievi, rinviate in alcuni casi alla successiva fase esecutiva del progetto) e senza concedere il tempo necessario alla redazione dei progetti.
La fretta, come si sa, non aiuta a fare le cose bene e in questo periodo nessuno si sta ponendo in una posizione di ascolto del mercato, impegnato a raccogliere la sfida lanciata per il tramite delle stazioni appaltanti dal PNRR.: si operano scelte automatiche, poco meditate in relazione alla natura degli interventi ed allo stato delle conoscenze acquisite prima della gara. Ma poi, dove sarebbe il vantaggio per l'efficacia della spesa pubblica di questa corsa all'appalto integrato, come se l'impresa aggiudicataria, che pur dovrà redigerli e farseli approvare prima di iniziare i lavori, non abbia anch'essa necessità di spendere del tempo per questa mansione? Non sarebbe meglio lasciare ai progettisti il tempo per redigere i progetti e, subito dopo, avendo già individuato le imprese, far partire l'esecuzione?
Questa scelta, che da sempre riteniamo la strada maestra, è assolutamente necessaria nel particolare contesto in cui si stiamo muovendo in quanto:
a) permette di approfondire il grado di conoscenza;
b) riduce i tempi della progettazione esecutiva in quanto è redatta dallo stesso soggetto che ha redatto la fase precedente;
c) permette di dedicare la necessaria attenzione alla modalità di esecuzione degli interventi gestendo la complessità di operare su strutture in funzione come gli ospedali;
d) permetterebbe di instaurare anche un dialogo proficuo con l'appaltatore che si troverà ad operare gli interventi.Il dubbio che qualcuno abbia ben riflettuto sugli effetti di queste scelte è più che fondato. Il suggerimento non richiesto vuole solo costituire un elemento di riflessioni per tutti i Rup e le stazioni appaltanti con le quali ci troviamo ogni giorno a vivere questa importante sfida del nostro Paese.
Case green, via libera dal Parlamento UE. La posizione approvata dall’organo legislativo conferma la volontà delle istituzioni europee di accelerare la riduzione del consumo energetico e delle emissioni di gas serra del settore edilizio europeo. L’ok è arrivato nonostante lo scetticismo espresso da alcuni governi europei, tra cui quello italiano, nei confronti della stretta sui requisiti di prestazione energetica per gli immobili dell’UE.
Il testo della normativa, che dovrà però essere negoziato con i governi dell’UE per concordare la forma definitiva, prevede che a partire dal 2028 tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero, e al contempo gli immobili di recente costruzione dovranno dotarsi di energia solare entro la fine dello stesso anno. Per quanto riguarda tutti gli edifici residenziali, questi dovranno raggiungere almeno la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033; mentre per gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi è anticipato al 2027 e al 2030.
L’obiettivo della proposta di revisione della direttiva, secondo quanto dichiarato dal Parlamento UE, è una sostanziale riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e del consumo energetico nel settore entro il 2030, al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Ristrutturare un più ampio numero di edifici inefficienti sotto il profilo energetico e migliorare la condivisione delle informazioni sul rendimento energetico sono altri obiettivi della proposta.
La posizione negoziale del Parlamento è stata approvata martedì con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astensioni.
“L’impennata dei prezzi dell’energia ha riportato l’attenzione sull’efficienza energetica e sulle misure di risparmio energetico. Migliorare le prestazioni degli edifici europei abbasserà le bollette e la nostra dipendenza dalle importazioni di energia.” ha dichiarato il relatore Ciarán Cuffe (Verdi/ALE, IE), “Vogliamo che la direttiva riduca la povertà energetica e le emissioni, e garantisca migliori ambienti interni per la salute delle persone. Si tratta di una strategia di crescita per l’Europa, che creerà centinaia di migliaia di posti di lavoro locali e di buona qualità nell’edilizia, nelle ristrutturazioni e nelle energie rinnovabili, migliorando il benessere di milioni di persone che vivono in Europa.”
Cosa prevede la normativa delle case green
Per i deputati del Parlamento europeo, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche la scadenza è fissata al 2026. Tutti i nuovi edifici per cui sarà tecnicamente ed economicamente possibile dovranno inoltre dotarsi di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032.
Sempre secondo la posizione del PE, gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e il 2030 (D).
Per prendere in considerazione le differenti situazioni di partenza in cui si trovano i parchi immobiliari nazionali, nella classificazione di efficienza energetica, che va dalla lettera A alla G, la classe G dovrà corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro.
Gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche, che comprendono per esempio lavori di isolamento o il rinnovo dell’impianto di riscaldamento, dovranno essere effettuati al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio.
I Paesi UE stabiliranno le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione.
Le misure di sostegno contro la povertà energetica
Secondo quanto stabilito dai deputati i piani nazionali di ristrutturazione dovranno prevedere regimi di sostegno per facilitare l’accesso alle sovvenzioni e ai finanziamenti. Gli Stati membri dovranno allestire dunque punti di informazione e programmi di ristrutturazione “neutri” dal punto di vista dei costi. I regimi finanziari dovranno prevedere un premio cospicuo per le cosiddette ristrutturazioni profonde, in particolare nel caso degli edifici con le prestazioni peggiori, e sovvenzioni e sussidi mirati destinati alle famiglie vulnerabili.
Le deroghe alla normativa delle case green
La nuova normativa non si applica ai monumenti, e i Paesi UE avranno la facoltà di escludere anche edifici protetti in virtù del loro particolare valore architettonico o storico, edifici tecnici, quelli utilizzati temporaneamente, chiese e luoghi di culto. Gli Stati membri potranno inoltre estendere le esenzioni anche a edifici dell’edilizia sociale pubblica in cui le ristrutturazioni comporterebbero aumenti degli affitti non compensati da maggiori risparmi sulle bollette energetiche.
Agli Stati membri sarà consentito, per una percentuale limitata di edifici, di adeguare i nuovi obiettivi in funzione della fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e della disponibilità di manodopera qualificata.
A cosa è dovuta la stretta delle istituzioni europee
Secondo la Commissione europea, gli edifici dell’UE sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra. Il 15 dicembre 2021 la Commissione ha approvato una proposta legislativa di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, che fa parte del pacchetto “Pronti per il 55%”. Con la nuova normativa europea sul clima del luglio 2021 entrambi gli obiettivi per il 2030 e il 2050 sono diventati vincolanti a livello europeo.
La posizione del governo italiano sulle case green
Il governo italiano ha espresso forti perplessità su questa revisione della direttiva UE riguardante la prestazione energetica nell’edilizia e la Camera dei deputati ha presentato, circa una settimana fa, una mozione in cui ha dichiarato la propria opposizione alla normativa e l’impegno a battersi in sede europea per scongiurarne l’entrata in vigore.
Via libera definitivo del Consiglio europeo alla direttiva relativa alla comunicazione societaria sulla sostenibilità (Csrd). Dopo l’ok del Parlamento a metà novembre, l’approvazione del terzo componente del trilogo, avvenuta il 28 novembre, sdogana definitivamente la direttiva.
«In seguito all’approvazione della posizione del Parlamento europeo da parte del Consiglio – si legge in una nota del consiglio -, l’atto legislativo è adottato.
Dopo la firma da parte della presidente del Parlamento europeo e del presidente del Consiglio, l’atto sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea ed entrerà in vigore 20 giorni dopo. Le nuove norme dovranno essere attuate dagli Stati membri 18 mesi dopo l’entrata in vigore.
«La direttiva relativa alla comunicazione societaria sulla sostenibilità – prosegue la nota – rafforza le norme in vigore in materia di comunicazione di informazioni di carattere non finanziario introdotte nella direttiva contabile dalla direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario del 2014, che non sono più adeguate alla transizione dell’Ue verso un’economia sostenibile».
La direttiva, si legge, introduce obblighi di comunicazione più dettagliati.
Le nuove norme in materia di comunicazione sulla sostenibilità si applicheranno a tutte le grandi imprese e a tutte le società quotate in mercati regolamentati, a eccezione delle microimprese quotate. Queste imprese sono anche responsabili della valutazione delle informazioni applicabile alle imprese figlie.
Le norme si applicano anche alle Pmi quotate, tenendo conto delle loro specificità. Per le Pmi quotate sarà possibile una deroga (“opt-out”) durante un periodo transitorio, che le esenterà dall’applicazione della direttiva fino al 2028.
Per quanto riguarda le imprese non europee, l’obbligo di presentare una relazione sulla sostenibilità si applica a tutte le imprese che realizzano ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiori a 150 milioni di euro nella Ue e che hanno almeno un’impresa figlia o una succursale nella Ue che supera determinate soglie. Queste imprese devono fornire un’informativa sui loro impatti in materia ambientale, sociale e di governance (“Esg”) come indicato nella direttiva.
Il gruppo consultivo europeo sull’informativa finanziaria (Efrag) sarà incaricato di elaborare progetti di norme europee. La Commissione europea adotterà la versione finale delle norme sotto forma di atto delegato, a seguito di consultazioni con gli Stati membri dell’Ue e con una serie di organismi europei.
Il regolamento si applicherà in quattro fasi:
nel 2025, comunicazione sull’esercizio finanziario 2024 per le imprese già soggette alla direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario
nel 2026, comunicazione sull’esercizio finanziario 2025 per le grandi imprese attualmente non soggette alla direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario
nel 2027, comunicazione sull’esercizio finanziario 2026 per le Pmi quotate (a eccezione delle microimprese), gli enti creditizi piccoli e non complessi e le imprese di assicurazione captive
nel 2029, comunicazione sull’esercizio finanziario 2028 per le imprese di paesi terzi che realizzano ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiori a 150 milioni di euro nell’Ue, se hanno almeno un’impresa figlia o una succursale nell’Ue che supera determinate soglie.